<--// non fa comparire i pulsanti sulle foto>
  penna2 

Rieducazione della scrittura *

 

Cos’è la disgrafia

 

La disgrafia è un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) che, in assenza di deficit intellettivi e neurologici, si manifesta con la difficoltà a riprodurre segni alfabetici e numerici, cioè con una difficoltà esecutiva della scrittura manuale corsiva sul piano formale (R. Olivaux).
In altre parole un soggetto che non riesca a realizzare prestazioni grafiche adeguate alla norma della propria età anagrafica, senza che ci siano per questo ragioni neurologiche o intellettive, viene indicato come disgrafico. Dunque riguarda una difficoltà relativa all'aspetto grafico della scrittura e non rispetto a regole ortografiche e sintattiche, anche se la così detta "brutta scrittura" spesso è associata alla disortografia.

 

 

Come si riconosce un soggetto disgrafico?

 

La scrittura:

potrà apparire poco chiara e leggibile, fortemente irregolare per forme dimensioni e spazi disorganizzati;

potrà mostrare scarso controllo del gesto attraverso una mal destrezza nel collegamento tra lettere, tensione e rigidità, con prevalenza di forme angolose, scatti, urti e addossamenti tra le lettere, tremori e fluttuazioni anche nella tenuta del rigo spesso discendente;

sarà in alcuni casi precipitosa e imprecisa nella forma o al contrario lenta e fin troppo precisa in altri sebbene la presenza di crampi e dolori muscolari rivelino le difficoltà dell’atto scrittorio;

presenterà un tratto sporco, una pressione forte fin anche a bucare il foglio oppure all’opposto molle e ipotonica, poichè in entrambi i casi la pressione della mano sul foglio non è adeguatamente regolata;

potrebbe presentare inversioni nella direzione del gesto e in alcuni casi inversioni di grafemi.

 

Altre evidenze che si potrebbero osservare:

una posizione e/o un'impugnatura dello strumento grafico scorretta;

difficoltà nella riproduzione di figure geometriche ed un livello di esecuzione del disegno non adeguato all'età;

difficoltà nel copiare parole e frasi, soprattutto dalla lavagna;

presenza di sincinesie, cioè di atti motori accessori non funzionali all'attività grafica;

iperattività e disturbi dell'attenzione.

 

 

Le cause

 

L’apprendimento della scrittura è un’attività molto complessa, richiede l’acquisizione di un nuovo linguaggio che si avvale di un codice simbolico condiviso  e l’intervento dell’intero sistema nervoso che si esplica attraverso le numerose abilità di base che il bambino avrebbe dovuto acquisire prima di imparare a scrivere, cioè prima del suo ingresso nella scuola primaria: capacità percettive e uditive, capacità linguistiche (riconoscimento di fonemi), organizzazione spaziale e temporale, integrazione spazio-temporale (ritmo), coordinazione motoria, conoscenza e rappresentazione dello schema corporeo, dominanza laterale (scelta della mano scrivente che negli ambidestri può spingersi fino agli otto anni), sufficiente livello di motricità globale e fine, memoria ed attenzione.
La carenza nello sviluppo di tali abilità di base è tra le cause della disgrafia.


Le cause sono da ricercarsi anche:

in una non corretta acquisizione dell’impugnatura e della postura;

in eventuali disturbi visivi e in problemi nella coordinazione oculo-manuale;

in problemi emotivi, affettivi e psicologici (ansia, senso di inadeguatezza, scarso livello di autostima, difficoltà nella comunicazione, ecc);

in una scarsa motivazione o stimolazione da parte dell’ambiente o al contrario da una richiesta precoce di alfabetizzazione senza che sia stato raggiunto da parte del bambino un adeguato sviluppo delle abilità necessarie;

disturbi del linguaggio come la dislessia, solitamente accompagnati da disortografia, discalculia nonchè da disgrafia.

 

Il ritardo dell’acquisizione delle abilità di base sempre più frequente nei bambini di oggi sarebbe da ricercarsi in una serie di condizioni socio ambientali che caratterizzano i nostri tempi moderni:
giochi tecnologici al posto dei giochi da cortile di una volta che non stimolano la creatività e lo spirito d’iniziativa e quindi non consentono di sviluppare un grado di autonomia necessario ad un buon apprendimento scolastico nonché quelle abilità di base come orientamento nello spazio, conoscenza dello schema corporeo e senso del ritmo;
carenze affettive e bisogno di attenzione in bambini che finiscono per sentirsi soli in famiglie di genitori iperimpegnati o separati;
conversazioni familiari sempre più ridotte che avvengo spesso nel rumore di fondo costante della televisione con conseguente sviluppo da parte dei bambini dell’incapacità di focalizzare l’attenzione su quanto viene detto e quindi disturbi dell’attenzione che poi si riversano nell’apprendimento scolastico;

modalità di comunicazione e fruizione delle moderne tecnologie basate sul pensiero associativo, l'iperstimolazione (visiva e uditiva) e l'assuefazione a cui le nuove generazioni vengono costantemente esposte alimentandone le difficoltà di attenzione e concentrazione.

 

 

La prevenzione

 

In un'epoca tecnologica come la nostra può venire la tentazione di trascurare la scrittura considerandola un'attività obsoleta ma, come abbiamo visto, le abilità che richiede per la sua corretta esecuzione ne rivelano tutta la sua utilità di indispensabile ed efficace ginnastica per la mente, per il corpo e la psiche.

Se un ragazzo scrive male, sotituire la scrittura a mano con l'utilizzo del computer o indirizzarlo verso lo stampatello non comporta solo la sottovalutazione del disagio ma anche la non risolouzione del problema. Il disturbo può portare ad uno scarso rendimento scolastico, all'incapacità di completare i compiti evitando quanto più possibile di scrivere a mano, con conseguenze non solo di tipo didattico ma anche psicologiche come sfiducia, frustrazione e abbassamento dell'autostima.

 

Ad oggi in Italia, secondo studi statistici sulla disgrafia, circa il 20% di bambini e ragazzi in età scolare è colpito da questo disturbo, di cui l'80% di sesso maschile. Si tratta di un fenomeno in costantante aumento ma spesso poco conosciuto e sottovalutato nelle sue implicazioni sul rendimento scolastico.

 

Indicativamente il problema emerge alla terza classe elementare ma spesso non viene identificato come disgrafia. Solitamente le insegnanti nelle prime due classi notano una fatica nell'apprendimento a cui fa seguito la disorganizzazione della scrittura quando comincia la sua fase di personalizzazione che mette in evidenza le difficoltà del bambino.

 

Scrivere non è una capacità innata ma acquisita. Non bisogna dare per scontato che l'avvio alla scolarizzazione comporti automaticamente il naturale apprendimento alla scrittura. Imparare a scrivere richiede, come abbiamo visto, prima di tutto il conseguimento dei prerequisiti di base e poi, attraverso attraverso un corretto insegnamento, l'acquisizione di una tecnica che va esercitata con l'allenamento del gesto. Invece il più delle volte, da un lato si trascura la verifica del raggiungimento dei prerequisiti e dall'altro si lascia all'alunno libertà nell'esecuzione dei grafemi senza che gli venga spiegato "come" eseguirli. Dovendo trovare da sé soluzioni per la costruzione delle lettere che non sempre possono risultare efficaci, appare chiaro come questo sistema sfavorisca i bambini che partono da livelli più bassi o con minor attitudine all'apprendimento della scrittura.

Prima di arrivare alla rieducazione, la disgrafia può essere prevenuta, attraverso programmi didattici mirati all’educazione del gesto grafico, a partire dall'ultimo anno della scuola dell'infazia e dal primo anno della scuola primaria.

 

 

La rieducazione della scrittura*: a chi è rivolta e come si svolge

 

La rieducazione della scrittura * come trattamento delle disgrafie, inteso come intervento educativo sul gesto grafico, si rivolge principalmente a bambini e ragazzi in quanto l’individuazione precoce e l’intervento specialistico tempestivo sono auspicabili ma non per questo se ne esclude il trattamento verso soggetti adulti che spesso compensano con la forte motivazione le difficoltà che situazioni consolidate comportano, riuscendo ad ottenere ottimi risultati anche in tempi brevi.


Dopo aver effettuato un’anamnesi completa del soggetto disgrafico mediate colloquio (con l’insegnante e i genitori nel caso di bambini e ragazzi) e attraverso l’esame della motricità generale, della scrittura e del disegno, viene individuato un percorso personalizzato e mirato a stabilire o ristabilire i presupposti essenziali per un corretto sviluppo del gesto grafico, utilizzando all’occorrenza:
esercizi per il rilassamento muscolare e la motricità generale e fine;
lavoro sull’organizzazione e sull’orientamento spaziale;
interventi sulla postura, sulla tenuta dello strumento scrittorio e sulla respirazione;
tecniche pittografiche e scrittografiche.


I tempi della rieducazione, a partire da un minimo di venti incontri di cadenza solitamente settimanale, variano a secondo dei casi, con una media che si aggira intorno alla trentina a cui fanno seguito una serie di incontri di verifica graduati nel tempo.

 

Come già detto la disgrafia và individuata e trattata precocemente in quanto tende a peggiorare nel tempo e innesca spesso sentimenti di delusione, scoraggiamento e demotivazione che vanno ad incidere negativamente sul rendimento scolastico, con conseguenti ricadute anche nella vita di relazione e sullo sviluppo generale della personalità.
La scrittura infatti risponde a tre funzioni fondamentali per la persona: espressione del pensiero, comunicazione del pensiero e rappresentazione della personalità. La compromissione di tali funzioni comporterebbe fatica nello scrivere e illeggibilità della scrittura, quindi difficoltà da parte dello scrivente nel comunicare ed esprimere il proprio pensiero a cui andrebbe ad aggiungersi un’immagine di sé percepita attraverso quella “brutta scrittura" che ne mina l’autostima e ne condiziona il rapporto con l’altro.
Per questo una rieducazione ben condotta, intesa come corretta educazione al gesto grafico, può portare dei benefici effetti anche sul piano relazionale, comportamentale e scolastico, migliorando il controllo emotivo in caso di stress e rinforzando il potenziale del soggetto, attraverso la scoperta o la riscoperta del piacere di scrivere.
Quindi pur non trattandosi di una psicoterapia, in quanto lo scopo principale è il recupero delle funzioni della scrittura, il più delle volte se ne deducono benefiche conseguenze anche sul piano psicologico, così che, come afferma lo stesso Olivaux, la rieducazione diviene qualcosa di più di una semplice tecnica, una grafoterapia appunto, termine utilizzato dai rieducatori della scrittura francesi ad esprimere l’importanza che assume la relazione tra rieducatore e soggetto disgrafico per la buona riuscita del trattamento educativo.

 

Per ulteriori informazioni relative a modalità e tempi di svolgimento della rieducazione potete inviarmi una e-mail a  info@mr-grafologia.it.

 

 * Educazione del gesto grafico a decorrere dal 2016

 

 
 
Caro visitatore copia pure cị che vuoi ma, nel rispetto del mio lavoro, ti invito a citarne la fonte. Grazie   Site Map